Donne in Politica

E’ più difficile per una donna fare politica?

Io dico sì e lo dico per esperienza. Dichiarazioni e atti denigratori, nei miei confronti così come in quelli di tante altre donne che decidono di spendersi per il bene pubblico, ce ne sono ogni giorno.

Gli antagonisti politici si affrontano sul piano della retorica, magari ricorrendo anche alla critica feroce, smontando pezzo per pezzo le opinioni, le considerazioni, gli interventi: questo, però a patto che si tratti di un uomo.

Se invece “il nemico” è una donna, e in questo caso una donna impegnata in politica, il piano della discussione e del confronto si distorcono e lasciano spazio ad esternazioni ed attacchi grotteschi che nella maggioranza dei casi esulano dalla linea politica e puntano dritti dritti sul personale. Essere una donna non è una colpa, essere una donna non è una malattia, essere una donna non vuol dire essere inferiori ad un uomo.

Il sessismo non è un argmento e non legittima alcun tipo di attacco o critica. Nonostante questo, malgrado le campagne sulla parità dei diritti, la questione resta aperta e a farne le spese sono ancora una volta le donne.

Poco tempo fa “Libero Quotidiano” titolava: “Santanchè tradita e furiosa: la sua pupilla (sexy) se ne va a sinistra” questo è un chiaro esempio di sessismo, uno strumento utilizzato per avviare una campagna denigratoria nei miei confrtoni perchè candidata come consigliere provinciale. Se vogliamo ragionare per assoluti, tre falsità dette da un uomo sembrano diventare nel giro di poco una verità incontestabile agli occhi di molti e proprio per questo non è stato facile sopportare l’ennesimo attacco alla vigilia delle elezioni per la Provincia di Forlì Cesena. Sono mamma, mi spacco in due lavorando a 150km di distanza da casa, svolgo attività politica sul territorio e volontariato in protezione civile, ma questo non sembra bastare per avere autorevolezza. Basta un titolo o un articolo per distruggere quello che ho cercato di costruire in tanti anni di lavoro. Vedere un titolo che parla di me come una che è passata a sinistra (falso), poi tra parentesi utilizzare termini come “sexy” è indiscutibilmente un segno di sessismo.

Dal territorio però, è arrivata una fortissima smentita e il numero delle preferenze dimostra una fiducia profonda nei miei confronti, una conferma che essere mamma, lavoratrice e donna impegnata in politica non è impossibile. La discriminazione, il sessismo, sono biechi strumenti a cui i vigliacchi ricorrono per gettare discredito sulle donne. Tempo fa, per le elezioni a Roma, Giorgia Meloni fu attaccata frontalmente per essersi candidata nonostante fosse incinta, e qualcuno le suggerì che era meglio fare la mamma: in tanti gridarono allo scandalo ma la questione fu archiviata, così, come fosse normale amministrazione, senza prese di coscienza reali il tutto condito da un moderato sdegno.

Oggi la questione si ripropone in vesti differenti e ancora più diffamanti e questa volta al centro della bufera mediatica c’è Virgina Raggi, il sindaco di Roma a cui va la mia solidarietà e sostegno. Il titolo d’apertura del giornale che la attacca è agghiacciante. Se questo è il livello del dibattito politico in Italia, la situazione deve farci riflettere: affermazioni come queste ci catapultano in pieno medioevo.

Sui social, quasi quotidianamente assistiamo a beceri attacchi, con toni e dichiarazioni aggressive e violente alla presidente della Camera, Laura Boldrini, ma oramai ci stiamo facendo l’abitudine, la gente comincia ad anestetizzarsi a questi fenomeni, lasciando sempre più spazio a questi comportamenti, quasi a legittimarli, come se fosse lecito. Invece non lo è e non dovrebbe accadere.

In questi anni mi sono occupata, come assessore per il Comune di Cesenatico, di pari opportunità e ho portato spesso alla luce quanto è accaduto anche nella mia sfera privata (la voce allegato) ma a parte Roberto Buda (all’epoca Sindaco) tutti hanno fatto finta di niente. Molte donne, oggi, si allontanano dalla politica anche per questi motivi. Una volta per tutte sarebbe ora di dire basta agli attacchi personali, di ricondurre e circoscrivere il territorio dello scontro alla dialettica al confronto su idee e programmi: uno sforzo che tanti uomini sembrano non essere in grado di fare e questo mi mette una grande tristezza.

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